Michele Ruffino è morto di bullismo. Si è tolto la vita a 17 anni lanciandosi nel vuoto dal ponte di Alpignano. A due anni dalla morte del giovane Youtuber, la famiglia chiede che si faccia chiarezza sulle responsabilità avute da coloro che si sono resi responsabili di comportamenti bullizzanti e persecutori nei confronti del ragazzo. “Non è stato un semplice suicidio” dice mamma Maria a Chi l’ha visto, che ieri ha dedicato un lungo servizio al caso “è stata “istigazione al suicidio”.
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Lo scrittore Matteo Grimaldi commenta così la vicenda: “I suoi compagni di scuola lo bullizzavano. Lo chiamavano handicappato per la sua disabilità, lo insultavano, ridevano di lui; nell’ora di educazione fisica gli spuntavano addosso. ‘Sei gay’, gli dicevano. ‘Devi solo morire, non puoi offrire niente alla società’. Torna a casa e pranza con i suoi per l’ultima volta. Si cambia, esce per un giro. Dopo un’ora non è ancora rincasato, la madre lo chiama. Lui la tranquillizza, ma a casa non tornerà mai più. Saranno i carabinieri, con la voce tremante, a dire ai suoi genitori che Michele è morto, si è gettato dal ponte. Uno sconfinato dolore. Caro Michele, quanto devi aver sofferto!”