Sanremo 2024: tanto amore e tanta passione (con “baci sulla bocca”, “sopra la bocca”, “labbra sulle labbra”), pochi temi social, niente politica.
E tutti brani radiofonici. Negli studi Rai di via Mecenate, a Milano – e in collegamento con Roma – Amadeus ha presentato in anteprima a giornalisti e addetti ai lavori le 30 canzoni scelte per il suo quinto Festival di Sanremo, in scena da martedì 6 a sabato 10 febbraio. «Sono arrivati più di 400 brani, non è stato facile», racconta il conduttore e direttore artistico. «Il mio obbiettivo è portare l’attualità discografica a Sanremo, intercettare i gusti dei ragazzi».
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Vai!, Alfa. Voto: 5
È come se Andrea De Filippi avesse preso la sua ultima hit, Bellissimissima, e le avesse dato un tocco country.
Capolavoro, Il volo. Voto: 5
«Io che mi sentivo perso / Come un fiore nel deserto / E all’improvviso tu, tu». Purtroppo il pezzo non rispecchia il titolo.
Spettacolare, Maninni. Voto: 5
Ecco, questo pezzo non è spettacolare come il titolo. Anzi, da un ragazzo classe 1997 ci aspettavamo una canzone un po’ più moderna e non così tradizionale. Quanto a old style fa concorrenza a Francesco Renga e Nek (leggere sora).
Tu no, Irama. Voto: 5
Questa non è una ballad: è un’iperballad. Troppo struggimento, troppi gorgheggi. Tutto troppo. Ci era piaciuta molto di più La genesi del tuo colore, che Filippo Maria Fanti ha portato a Sanremo 2021.
Pazzo di te, Francesco Renga e Nek. Voto: 5
Spiace tanto, ma il brano è un po’ troppo old style, sia nel testo – «Amarsi è semplice / ma ingovernabile / indispensabile» e ancora «L’amore è nobile / È fatto di un metallo indistruttibile / Ma è così fragile» – sia nella melodia, il che stupisce ancora di più perché porta la firma di Dario Faini, in arte Dardust, abituato a scoprire galassie sonore avanti anni luce.
Governo punk, Bnkr44. Voto: 6
Direttamente da Sanremo Giovani. Ricorda Dargen D’Amico e trascina. Miglior frase: «Stamattina io mi lavo i denti col gin».
Diamanti grezzi, Clara.Voto: 6
Clara Soccini, in arte solo Clara, per tutti Crazy J nella terza stagione di Mare Fuori, a Sanremo non si fa le pare, come invece nella hit dal milioni di stream Origami all’alba, e si dà alla dance più spinta per raccontare una storia caduta in mille pezzi. Erano meglio le pare.
Ti muovi, Diodato. Voto: 6
Eh no, non è Fai rumore, con cui Antonio ha vinto il Festival 2020. Ma è pur sempre una ballad sentimentale cantata con il suo solito buongusto. Raffinata, si parla di un amore in tempesta: «Cerchi l’ultima parte di me / che crede ancora che sia possibile». Da riascoltare.
I p’ me, tu p’ te, Geolier. Voto: 6
Il trapper di Secondigliano (Napoli) parte con i favori del pronostico: i bookmaker lo danno sul gradino più alto del podio (seguito da Alessandra Amoroso e Annalisa). Sarà quel che sarà, ma al primo ascolto stare dietro al testo è un po’ un’impresa, anche se la melodia è coinvolgente (la firmano in cinque!). Facciamo che al momento gli diamo una salomonica sufficienza in attesa di riascoltare il pezzo sul palco dell’Ariston. Intanto sappiate che potrebbe essere un’ottima alternativa all’attuale sigla di Mare Fuori.
Il cielo non ci vuole, Fred De Palma. Voto: 6
Un amore travagliato che cerca di resistere a tutto, nonostante tutto, nonostante il cielo non lo voglia. Il pezzo è uptempo. Aspira a essere un tormentone, ma purtroppo non ce la fa. Sarebbe stato meglio un un brano reggaeton.
Mariposa, Fiorella Mannoia. Voto: 6
Ritmo un po’ gitano, che non ti aspetti, e un bel messaggio femminista, che ti aspetti. Fiorella Mannoia canta: «Sono il coraggio che genera il mondo».
Fragili, Il Tre. Voto: 6
È una canzone onesta. Se il ritornello vi ricorda Cenere di Lazza, siamo sulla stessa lunghezza d’onda.
Due altalene, Mr. Rain. Voto: 6
Premessa: a noi non ha mai convinto nemmeno Supereroi, nonostante il terzo posto sul podio di Sanremo 2023. Quest’anno Mattia Balardi porta comunque una ballad, al posto del coro dei bambini c’è un bel lavoro di archi. Autotune sul finale, ma poco importa.
Ma non tutta la vita, Ricchi e Poveri. Voto: 7
Inizia così: «Che confusione», ed è subito tributo a Sarà perché ti amo del 1981. Ed è subito amore.
Fino a qui, Alessandra Amoroso. Voto: 7
Alessandra fa un po’ Ultimo ma con più voce. Anzi, la voce è davvero pazzesca. Da mettere in pratica il ritornello: «Sarà che questa vita / non la prendo mai sul serio / e che magari un giorno me ne pento / ma ora no». Perché la leggerezza è sempre cosa buona e giusta.
Finiscimi, Sangiovanni. Voto: 7
Sangio è cresciuto, non è più quello di Farfalle e Malibu. Porta a Sanremo un brano molto intimo che non ha scritto per il Festival, ma per mettere in musica l’amore finito tra lui e l’ex Giulia Stabile. Infatti imposta la canzone come una lettera d’addio struggente, malinconica. C’è tanta apprezzata sincerità: «Finiscimi / Fammi sentire quanto sono pessimo / quanto ti ho mancato di rispetto di rispetto / non dicendoti la verità / Capiscimi / a mia discolpa dico che ero perso / Ho dato comunque tutto me stesso».
Ricominciamo tutto, Negramaro. Voto: 7
Ecco la band di Giuliano Sangiorgi in purezza, che per la prima tra i big di Sanremo, interpreta le difficoltà dello stare insieme negli anni. C’è il mare, c’è il sale che brucia le ferite, c’è il letto non rifatto, ci sono le discese e le risalite, c’è Battisti all’alba. Con l’orchestra dell’Ariston l’esecuzione sarà da pelle d’oca.
La rabbia non ti basta, BigMama. Voto: 7
È una dedica alla Marianna (Mammone) piccola e uno dei pochi pezzi socialmente impegnati di quest’anno. I temi-principe del pezzo sono: bullismo, violenza, buio interiore, ma anche forza e riscatto. Ovvero la storia di chi canta. Forse, poteva spingere ancora di più, da lei ce lo saremmo aspetto. Intanto un assaggio: «È facile distruggere i più fragili / Colpire e poi affondare chi è solo / Copri le lacrime segreti da tenere, non farti scoprire / Lo sai che a casa non devono, cosa dovrai dire».
Apnea, Emma. Voto: 7
Non è una ballad, e non te lo aspetti. Grande ritmo, grande grinta. E grande citazione: «Chiamo l’avvocato». Non vi ricorda Luis Sal quando ha rotto con Fedez? E comunque, anche Emma non resiste al fascino e parla d’amore: «Ti lascio un altro messaggio / ma che te ne farai / Dimmelo quanto ti manco / Tu già lo sai». \
Autodistruttivo, La Sad. Voto: 7
È un brano fresco, che trascina. Lo zampino di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, che è uno dei quattro autori, si sente tutto.
Tutto qui, Gazzelle. Voto: 8
Meglio dichiararlo subito: Gazzelle ci piace sempre. Va a Sanremo restando fedele a sé stesso. E come Jerry Maguire ci aveva già convinto al ciao, lui conquista alla prima strofa quando canta «Sembriamo due panda / amore mio». Il bramo è un’infilata di immagini nitide di fotografie poetiche. La più bella: «Vorrei guardare il soffitto con te / Stesi sul letto col raffreddore / Chiudere gli occhi e vedere com’è».
L’amore in bocca, I Santi Francesi. Voto: 8
«Mi hai lasciato con l’amore in bocca / senza farlo apposta / sono le ultime gocce di pioggia / scivoliamo sopra i tetti / prima di cadere a pezzi». Ecco un altro pezzo-sorpresa. Da X Factor all’Ariston, Alessandro De Santis e Mario Francese non tradiscono l’hard pop con una canzone fresca, che ricorda Da Sola / In the Night di Mr. Ketra e Takagi featuring Tommaso Paradiso ed Elisa.
Click Boom!, Rose Villain. Voto: 8
Forse la rivelazione di questa 74esima edizione. Parte come una bella ballad alla Elisa, e poi: sorpresa, diventa un rap grintoso, gagliardo, ipnotico. «Ricordo ancora il suono click boom boom boom / Senti il mio cuore fa così boom boom boom / Corro da te sopra la mia vroom vroom vroom / Prendi la mira baby click boom boom boom / Boom boom boom». Siano benedette le onomatopee! Per essere ancora più chiari: questo brano sta a Sanremo 2024 come Cenere di Lazza a Sanremo 2023.
Un ragazzo una ragazza, The Kolors. Voto: 8
Italodisco incontra Mon amour di Annalisa. Tanto che quando Stash canta «Serve un’idea» viene subito in mente «Ehi garçon ho un’idea». Il ritornello si intarla nel cervello al primissimo ascolto e da lì non esce più: «Un ragazzo incontra una ragazza / La notte poi non passa / La notte se va. Un ragazzo incontra una ragazza / Le labbra sulle labbra / Poi che succederà». È il tormentone di questo Festival, punto. Farà sfracelli in radio e soprattutto su TikTok.
Tuta gold, Mahmood. Voto: 8
Ok, c’è una certa abbondanza di inglesismi: moonlight, night, fake, rave, «5 cellulari nella tuta gold / Baby non richiamerò», «Non paragonarmi a una bitch così»… Ma alla voce di Alessandro si concede tutto. Si aggiunga un ritmo tribale coinvolgente. Ok, il pezzo è giusto.
La noia, Angelina Mango. Voto: 8
Che v’o dicimme a fa’, Angelina non sbaglia nemmeno questo colpo e confeziona una cumbia contemporanea. Il testo è originale, suo e di Madame, la musica coinvolgente, up, a cui ha contribuito anche Dardust. La frase che colpisce al primo ascolto? «E mi hanno detto che la vita è preziosa / Io la indosso a testa alta sul collo».
Casa mia, Ghali. Voto: 8
«Siamo tutti zombie con il telefono in mano / Sogni che si perdono in mare / Figli di un deserto lontano / Zitti non ne posso parlare». Ghali punta su un pezzo politico (solo lui e Dargen lo fanno). Fa bene, è il suo e stravince.
Onda alta, Dargen D’Amico. Voto: 8
Può sembrare un brano un po’ cazzone (si può dire, vero?). Del resto attacca così: «C’è chi mi chiama / figlio di puttana / Che c’è di male?». Invece si rivela molto intelligente: «C’è una guerra dei cuscini / Ma cuscini un po’ pesanti / Se la guerra è dei bambini / La colpa è di tutti quanti». Grazie Dargen, che lo interpreti come se fossi un condottiero o un gladiatore (visto che Russell Crowe sarà tra gli ospiti è perfetto).
Sinceramente, Annalisa. Voto: 9
È il brano più atteso. E non delude le aspettative. Meno immediato di Mon Amour e Bellissima, ma è indubbiamente figo: «Sinceramente quando quando quando quando piango / anche se a volte mi nascondo / non mi sogno di tagliarmi le vene / Sto tremando sto tremando / Sto facendo un passo avanti e uno indietro». Annalisa, carica a pallettoni, canta la libertà: di prendersi sul serio, di essere ambiziosa, di piangere, di lamentarsi e di gioire. I bookmaker potrebbero avere ragione: è da podio.
Pazza, Loredana Bertè. Voto: 10
Mamma mia che pezzone! È Non sono una signora 4.0. Loredana canta con tutta la sua grinta: «Io sono pazza di me di me / E voglio gridarlo ancora». Viene da risponderle: «Noi siamo pazzi di te di te / E vogliamo gridarlo ancora». Podio subito, o almeno il premio della critica, per questo testo che è un inno supercontemporaneo all’indipendenza e all’autodeterminazione.
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