“Ti ammazzo perché sei gay”. Alla fine il padre omofobo è stato arrestato.
Dalle minacce alle botte il passo è stato breve. E così, per sedare la follia paterna, è dovuta intervenire la polizia. L’uomo, 43 anni, adesso è in carcere a Regina Coeli con l’accusa di stalking. Per il figlio è finito un periodo buio: insulti, pedinamenti, ricatti e una serie infinita di aggressioni fisiche.
“Il 20 giugno del 2018 – scrive il gip Corrado Cappiello in una dettagliata ordinanza – il genitore aggrediva nuovamente il ragazzo afferrandolo per il collo, scagliandosi contro di lui, dandogli delle testate e urlando insulti: F….. di m…., sei un infame, il prossimo funerale è il tuo”. Questo è solo l’ennesimo episodio di una vicenda andata avanti per tre anni e mezzo.
Tutto ha inizio il giorno in cui il genitore, nel gennaio del 2015, scopre l’orientamento sessuale del figlio. Da qui parte un’escalation senza tregua: “Si appostava quasi tutte le sere – precisa il gip – dietro le autovetture in sosta sotto casa del giovane attendendolo e urlandogli” insulti omofobi. Sempre il magistrato indica un altro episodio in cui il padre lancia al ragazzo “dei sassi, lo rincorre con un mattarello e gli grida epiteti” di ogni tipo.
Una condizione talmente pesante per il 24 enne che, per tutelare la sua incolumità, è stato costretto a modificare le abitudini di vita che però oggi è riuscito a ritrovare la serenità che ha sempre cercato.