Da oggi, l’omofobia di Stato in Russia, è legge. Una sentenza che definisce il movimento LGBTQIA+ fuorilegge.
Alle ore 12 del 10 gennaio 2024, entra in vigore il nuovo decreto approvato all’unanimità dal parlamento russo: le persone queer rischiano da 5 a 10 anni di carcere, e pure giornalist*, opinionist*, attivist*, amic* e parenti.
Giri con una borsa rainbow della Coop? Cinque anni di carcere. Vai in vacanza a San Pietroburgo con la tua maglietta del Liguria Pride? 5 anni di carcere per “propaganda aggravata dell’omosessualità”. La Russia di Vladimir Putin è il primo paese al mondo che letteralmente prescrive l’omofobia di stato censurando tutto, qualsiasi cosa: tv, stampa, libri, film, pubblicazioni culturali e artistiche di ogni sorta.
Lo fa con la benedizione della chiesa ortodossa, che intanto sta fomentando una campagna natalista e antiabortista in tutto il paese. Viene di fatto punito chi non sia in qualche modo attivamente omolesbobitransfobico. La formulazione della legge è volutamente ambigua e all’indirizzo di un presunto “movimento internazionale Lgbtq+”, cosa che consentirà alla polizia russa di incarcerare potenzialmente chiunque.
Filtrano in questi giorni le notizie riguardo alle liste di prescrizione compilate dal Cremlino e che porteranno in galera la maggior parte delle persone attiviste LGBTQIA+: chi può cerca disperatamente di scappare, chi non può (spesso le persone più povere e in difficoltà) subirà la scure delle persecuzioni di stato, anni di carcerazione, violenza, soprusi.
Oggi, come all’epoca delle purghe di Stalin, il governo autoritario si regge sul consenso silenzioso di un parlamento totalmente svuotato di libertà, e usa la polizia e l’esercito come macchina di repressione nei confronti della sua stessa popolazione, per continuare a governare con il pugno di ferro, trascinando il paese in guerre sanguinose e reprimendo ogni dissenso politico.
Ligura Pride pubblica la notizia e aggiunge: “NON STAREMO IN SILENZIO, SAREMO IN PIAZZA A ROMA ALLE ORE 12, di fronte alla Biblioteca Nazionale. Saremo in piazza per tutte le persone queer che in Russia soffrono e soffriranno dell’orrore di una persecuzione aberrante e mostruosa, E SAREMO DI INTRALCIO per tutte quelle forze politiche che, dall’Ungheria di Orbán alle destre italiane, guardano a Mosca e alle politiche anti LGBT+ come possibile futuro collante di una Europa autoritaria e antidemocratica”.