Un’impennata senza precedenti. Nei primi sei mesi del 2017 i casi di epatite A in Lombardia sono aumentati di 15 volte: dai 106 registrati in tutto il 2016 ai 759 che si contano tra gennaio e giugno di quest’anno. È un’epidemia che colpisce soprattutto la comunità omosessuale. L’Arcigay di Milano è in allerta e lancia un appello: «Vaccinatevi». I dati sulla diffusione della malattia, causata da un virus che colpisce il fegato, sono contenuti nell’ultimo report dell’assessorato alla Sanità (guidato da Giulio Gallera) dal titolo «Sorveglianza delle malattie infettive in Lombardia: aggiornamento a luglio».
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Scrivono gli esperti del Pirellone: «Nel 2017 si sta osservando in Lombardia un’epidemia di Epatite A, in linea con quanto sta accadendo nel panorama europeo. Prevalentemente il contagio avviene per via sessuale ed è a carico di giovani uomini. Nel primo semestre il tasso di incidenza è stato pari a 15,2 malati ogni 100 mila abitanti, ben superiore a quanto registrato nel 2016 con 1,1 persone colpite sempre ogni 100 mila abitanti». Sono numeri mai registrati, ben lontani anche dai livelli record del passato: «Gli ultimi due picchi epidemici si sono avuti nel 2013, con 3,5 casi ogni 100 mila abitanti e nel 2009 con 4,1 casi ogni 100 mila abitanti». Tassi non paragonabili.
Finora i principali fattori di rischio per il contagio sono stati considerati i viaggi in Paesi esotici e il consumo di alimenti, soprattutto frutti di mare. Ma un veicolo di diffusione della malattia sono anche i rapporti sessuali non protetti (trasmissione oro-fecale). «La partecipazione di circa mezzo milione di persone all’Europride di Amsterdam il 29 luglio-6 agosto 2016 potrebbe aver giocato un ruolo nell’amplificazione di micro-epidemie esistenti nella comunità omosessuale di alcuni Paesi europei (Regno Unito, Olanda e Germania) e la conseguente diffusione dei ceppi negli altri Paesi, inclusa l’Italia — scrive l’Istituto superiore di Sanità —. Di qui la necessità di ribadire che la vaccinazione è fortemente raccomandata per gli omosessuali». Tra le città più colpite c’è Milano, con un tasso di incidenza di 18 ammalati ogni 100 mila abitanti. Diego Deserti, responsabile del gruppo Salute dell’Arcigay milanese, non ci gira intorno: «Io mi sono vaccinato 20 anni fa — dice —. Ma le nuove generazioni sottovalutano il problema. La speranza è che, a fronte di una moltiplicazione di casi e di dati preoccupanti, ora tutti corrano a fare la profilassi».
I più colpiti sono i maschi (90%), con un picco nella fascia 25-34 anni. L’infettivologo Norberto Ceserani, che fa parte del gruppo Salute di Arcigay, spiega: «L’Europride di Amsterdam è sicuramente stato il fattore di amplificazione del problema. La A è la meno grave tra le forme di epatiti virali acute: è una malattia da cui solitamente si guarisce e che non cronicizza. Ma ovviamente è decisamente meglio non contrarla. Gli omosessuali sono i più a rischio per alcune pratiche sessuali, spesso peraltro non protette». Di qui — ribadisce — l’appello a vaccinarsi: «La profilassi è sicura e ben tollerata».
Leggi la storia dell’attivista gay Marco Crudo( sotto in foto) : ” Ho preso l’Epatite A, se avete una vita sessuale FATE IL VACCINO”
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Ma c’è un problema nel problema. Proprio a fronte del moltiplicarsi di ammalati il vaccino è praticamente introvabile da mesi. «Un’assurdità», denuncia Deserti: «Il ministero della Salute di Beatrice Lorenzin invita a vaccinarsi e poi non garantisce l’accessibilità al vaccino». Non resta che arrangiarsi: «Il mio consiglio è di rivolgersi alle farmacie oltreconfine, come quelle di Chiasso — dice Ceserani —. Il suo costo è accessibile (intorno ai 50 euro). E, con due dosi, permette di immunizzarsi dalla malattia praticamente per tutta la vita. La speranza è che a breve il vaccino torni disponibile gratuitamente con il sistema sanitario nazionale. Nel frattempo io continuo a inviare pazienti a Chiasso».