Dieci anni di carcere per aver scritto e pubblicato libri che contenevano anche scene di sesso omosessuale: è la condanna inflitta in Cina ad una scrittrice, identificata sulla stampa solo con il nome di Liu.
Il Global Times ha riferito che la sentenza è del 31 ottobre ed è stata pronunciata dal tribunale di Wuhu, nella provincia meridionale di Anhui, da cui la scrittrice è originaria.
La donna scriveva i libri con lo pseudonimo ‘Tianyi’, e ha attirato l’attenzione della polizia con il successo del 2017 del suo romanzo ‘Gongzhan’, nel mirino per i “comportamenti sessuali osceni tra uomini”.
Considerando anche altri libri di cui è autrice, la donna è accusata di aver venduto oltre settemila libri con contenuti “sensibili”, classificati come pornografici dalle autorità cinesi, guadagnando circa 150mila yuan complessivi, pari a quasi 19mila euro.
La scrittrice ha presentato istanza di appello presso la Corte Intermedia del Popolo di Wuhu, ma la condanna a dieci anni è apparsa eccessiva a molti, tra cui un sessuologo e sociologo citato dal Global Times, Li Yinhe, per il quale “persino una condanna a un anno sarebbe stata troppo”.
La severità della sentenza sarebbe imputabile a un’arretrata interpretazione delle leggi risalenti al 1998, molto indietro rispetto ai cambiamenti della società, secondo l’avvocato Deng Xueping. Il fatto che il Global Times ne parli con toni critici è forse la più chiara e nitida conferma. Su Weibo, il Twitter cinese, in molti hanno anche obiettato che una pena così dura non è comminata in Cina neanche a gravi reati a carattere sessuale.