di Ulderico Grancini
«Dopo molti film nati in quello spazio ibrido che è il “documentario di creazione”, I Dannati rappresenta per me una sfida nuova: un film di finzione, storico, in costume, senza sacrificare il realismo, l’immediatezza e l’intimità dei miei lavori precedenti», ha spiegato il regista Roberto Minervini. «Spero che I Dannati al Festival di Cannes possa essere una sorpresa come lo è stato per noi che lo abbiamo realizzato». E in effetti è una piacevole sorpresa questo film ambientato nel selvaggio Montana durante la Guerra di Secessione. Un gruppo di soldati nordisti volontari viene mandato in una missione ad alto rischio, senza una meta ben definita, attraverso distese desolate e montagne impervie. Nell’attesa di possibili agguati o di scoprire qualcosa che giustifichi la spedizione, le lunghe soste e la solitudine portano questo manipolo di uomini a riflettere sulla loro condizione umana, sul senso profondo della vita e sull’assurdità della guerra. Una guerra che li vede ai margini, tanto lontani dal centro delle ostilità quanto distaccati mentalmente. L’atmosfera, anche se in un contesto ambientale molto diverso, ricorda quella de Il deserto dei Tartari, il romanzo di Dino Buzzati da cui è stato tratto un film nel 1976, diretto da Valerio Zurlini. Qui la guarnigione è rinchiusa in una fortezza nell’attesa che succeda qualcosa, ne I Dannati, i soldati sono in movimento, ma, anche passando dalla polvere alla neve, la loro avanzata sembra lasciarli sempre allo stesso punto. Soli con se stessi. Senza l’illusione di un ritorno.
Storia:
Inverno 1862. Nel pieno della Guerra di Secessione, l’esercito degli Stati Uniti invia ad ovest una compagnia di volontari con il compito di perlustrare e presidiare le terre inesplorate. La missione travolge un pugno di uomini in armi, svelando loro il senso ultimo del proprio viaggio verso la frontiera.