Gli studenti transgender possono usare i bagni che corrispondono alla loro identità di genere e non obbligatoriamente il sesso di nascita. È una decisione della Corte suprema che ha respinto l’istanza di un gruppo cristiano conservatore contro la decisione di un distretto scolastico della Pennsylvania che consentiva l’uso libero dei bagni nel Boyertown Area School District.
Vista la maggioranza conservatrice dei giudici della Corte la decisione è arrivata inattesa. Durante la presidenza Obama erano state emanate linee guida che indicavano alle scuole di permettere l’uso dei bagni ai giovani transgender seguendo la loro scelta di genere, ma la presidenza Trump ha ritirato quel documento.
La città di New Orleans ha votato per bagni all gender negli edifici comunali, da dicembre ci sono alla Yale Law School in Connecticut, lo stesso ha fatto un campus in Ohio. A fine aprile ha fatto campagna a favore anche Julia Roberts posando davanti a un bagno per tutti e postando la foto su Instagram.
La scelta di non dividere in base al sesso di nascita, non è solo questione delle scuole americane. La University of Technology (UTS) di Sydney, in Australia, ha introdotto i bagni all gender con l’obiettivo di far sì che «gli studenti si sentano sicuri e bene accetti nel campus». Non unisex, ma all gender. Non limitare, ma allargare. A tutti.
In Italia, appena un mese fa, il Comune di Reggio Emilia ha deciso di istituire i bagni gender neutral, neutrali, cioè senza distinzione tra uomini e donne. Il Comune darà la possibilità anche ai dipendenti in transizione di accedere al bagno del proprio genere elettivo. L’iniziativa parte da un protocollo operativo per il contrasto all’omontransofobia e omotransnegatività. Il testo prevede anche l’utilizzo di un linguaggio inclusivo con una casella alternativa a quelle maschio e femmina quando bisogna indicare il sesso.