Torino. Donna “diventa” uomo e vuole la Cresima. Il parroco chiede in curia e il responso della Diocesi è favorevole: “Ok a cresimare col nome nuovo, ma nel registro scrivere quello di battesimo e registrare il cambiamento”.
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La storia arriva da Torino. Ed è quella di un transgender, una donna diventata uomo con un percorso di trasformazione sessuale, a cui la Diocesi locale guarda semplicemente come un fedele, battezzata alla nascita da femmina, e che anni dopo si prepara a ricevere la cresima in una chiesa all’ombra della Mole con la sua nuova identità maschile. «Ragioni pastorali dal momento che è ormai conosciuta come uomo. Il nome con il quale riceverà la Cresima sarà poi annotato sul certificato di battesimo, dove rimarrà per sempre il nome scelto dai genitori».
«La Chiesa prevede che queste persone siano accompagnate nel loro cammino di fede o appartenenza ecclesiale. Oltre tutto, i motivi per cui un adulto chiede la Cresima di solito sono una riscoperta della fede o il fare da madrina o padrino» spiega a livello teorico. Il matrimonio? In questo caso la questione è totalmente diversa». La scelta torinese sembrerebbe anticonformista o in difformità dalla Chiesa, ma così non è.
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L’indicazione delle autorità ecclesiastiche è che persone che hanno cambiato sesso possano ricevere il battesimo e la Cresima, purché si trovino nelle giuste disposizioni spirituali e lo chiedano per fede e non per pubblicità o altre motivazioni (condizioni che per altro valgono per tutti). Battesimo e Cresima – spiegano – sono sacramenti per i quali non esiste una differenza sessuale, uguali per maschi e femmine. Ben diverso è il sacramento del matrimonio, nel quale la differenza sessuale è fondamentale, così come l’ordinazione sacerdotale, come noto possibile solo ai maschi. Resta da capire se dopo tanto clamore ciò che è rarissimo ma già autorizzato possa essere impedito o rimandato.