“Squid Game” entra nella storia: è la pima serie Netflix a debuttare al primo posto in tutti i Paesi in cui è disponibile il servizio.
La serie si è conclusa con la stagione 3 e il creatore Hwang Dong-hyuk ha ora spiegato un’importante scena dell’episodio finale.
Perché “Squid game 3” finisce così?
Qualcuno potrebbe dire che Seon-nyeo aveva capito già tutto. La sciamana, un po’ cialtrona in verità, aveva predetto che nessuno sarebbe sopravvissuto a quella competizione e aveva ragione. In effetti Gi-hun con un po’ di previdenza, avrebbe potuto salvarsi con la bimba schiacciando il tasto per far partire il tempo sulla terza torre, cosa impossibile con un clima così concitato e la bambina in pericolo. “Per me, la sopravvivenza della bambina è un simbolo di speranza, in relazione a future generazioni. Il messaggio era che ognuno di noi su questa Terra deve fare tutto ciò che è in suo potere per lasciare un futuro migliore”. In molti hanno sacrificato la loro vita per la sopravvivenza della figlia di 222, a partire da Hyun-ju, la giocatrice transessuale 120, che protegge con il suo corpo la bambina appena nata dalla furia di 333, che sarà centrale nelle fasi finali del gioco, poi Jang Geum‑ja, l’anziana giocatrice 141 che uccide suo figlio quando 222 viene minacciata, salvo poi uccidere se stessa, non riuscendo a sopportare tale dolore. Sarà poi alla fine anche Gi-hun, Giocatore 456, a uccidersi per salvare la bambina, lanciando un messaggio chiaro agli organizzatori e al creatore dei giochi, “Non siamo cavalli, siamo esseri umani”.
Qual è il futuro di Squid Game?
Sei mesi dopo la fine dei giochi, la visita di Front Man a Los Angeles non lascia indifferenti. Mentre viaggia per la città, l’udito del creatore dei giochi viene attratto dal rumore tipico del gioco ddakji. In una strada della città stanno proprio giocando a quel gioco diventato così rappresentativo di Squid Game, per scegliere le sue “vittime”. La selezionatrice è interpretata da Cate Blanchett. Il creatore della serie, Hwang Dong-hyuk, ha detto: “Abbiamo pensato che scegliere una donna come reclutatrice sarebbe stato intrigante e drammatico e da qui la presenza di Cate. È la migliore, con un carisma ineguagliabile. Avevamo bisogno di qualcuno che dominasse la scena con una o due parole, che è esattamente quello che lei ha fatto”. Questo scenario ha aperto molte domande sulla possibilità di una versione statunitense e in lingua inglese di “Squid game”, notizia non ancora ufficializzata (e quindi potrebbe non succedere) ma che sembra avere tutti i presupposti per poter essere, un giorno, realtà.
Qual è il significato finale di Squid Game?
I giochi e le decisioni della terza stagione portano a compimento un percorso che ha come obbiettivo mostrare la realtà di una società reale che non è così differente da quella dei giochi. Alleanze per convenienza, individualità spinta alle sue più estreme conseguenze, lotte disperate per guadagnare dei soldi a scapito di altri, ignorare come ogni passo possa “pestare” il destino di chi abbiamo accanto.
Il gioco delle torri finale è stato un chiaro esempio simulativo di una micro società che quando prende delle decisioni, è in grado di mostrare tutta la sua avidità e follia. Il gioco finale poteva essere vinto da sei persone e ne è rimasta solo una, trasferendo l’idea che una società così individualista non farà altro che distruggere tutti, lasciando però come unica speranza, le generazioni future. Il gioco “Chiavi e coltelli”, forse uno dei più feroci di tutta la serie, richiedeva ai giocatori con le chiavi di cooperare per trovare l’uscita e aprire la porta con tre chiavi differenti. Quando viene chiesto ai giocatori di cambiare squadra accordandosi, sono in pochi a prendere questa decisione, rafforzando l’idea che avere i coltelli e poter attaccare sarebbe stato il miglior modo per vincere, quando invece abbiamo visto quanti giocatori blu sono riusciti a sopravvivere disarmando i rossi e a trovare l’uscita aiutandosi a vicenda.
L’altro messaggio piuttosto chiaro che sfiora la satira è che i VIP che guardano quei giochi orrorifici senza far nulla, godendo di quello spettacolo passivamente, in qualche modo siamo noi come società. Spesso non siamo in grado di essere parte attiva o quantomeno empatica nella sofferenza altrui, immaginando quei “cavalli”, quei “lottatori in arena” come persone lontane e diverse da noi, da guardare senza mettersi in gioco anche solo emotivamente se sono in difficoltà. 456 è l’esempio perfetto di come la brutalità della società possa scalfirci e rischiare di renderci persone peggiori, senza scrupoli ma esista un faro, quello dell’umanità, che non andrebbe mai perso di vista. Addirittura Front Man, nella sua più totale crudeltà, ha aiutato 456 a sopravvivere e a far vivere la piccola 222 il più a lungo possibile. Il creatore di “Squid Game” Hwang ha detto: “Il messaggio che volevo comunicare è che il perseguimento dei soli obbiettivi personali, rifiutando l’autocontrollo e il sacrificio e accettando di sopportare tutto… se non ci prendiamo per mano, non ci sarà alcun futuro”.