Nel suo ultimo reportage, Selvaggia Lucarelli punta il dito su un sistema che fa acqua da tutte le parti: palazzetti che si dicono esauriti, ma non lo sono, biglietti svenduti per salvare la faccia, artisti lanciati in tour senza domanda reale e finiti in perdita.
«I biglietti a 10 euro o i tour cancellati sono solo alcune avvisaglie di un problema più vasto. Quello di un sistema che spesso illude i cantanti di guadagnare un sacco di soldi. Indebitandoli», scrive la giornalista nella sua newsletter, raccogliendo le testimonianze – rigorosamente anonime – di chi lavora nel settore.
La pressione delle major e la corsa al numero (di visualizzazioni, di follower, di date in calendario) spingono persino gli emergenti a riempire location fuori scala. Quando i biglietti non si vendono, lo spettacolo si ridimensiona. O salta.
La vera bomba? Quella sullo streaming
Ma la vera bomba arriva parlando di streaming: «Oggi cento milioni di ascolti online – un numero che solo pochi grandi nomi del panorama musicale italiano riescono a mettere insieme – fruttano alla casa discografica circa 350.000 euro lordi, dei quali tra gli 80 e i 90 mila andranno poi all’artista». E la conclusione è lapidaria: «Il successo di una canzone, anche il più cristallino, dal punto di vista discografico non ha più nessuna ricaduta economica».
Dopo l’allarme di Federico Zampaglione, arriva dunque la conferma documentata. E con nomi: Elodie è una delle artiste che, secondo la Lucarelli, si sarebbe ritrovata in perdita.
Il quadro è chiaro: il mondo della musica live in Italia vive di apparenze, tra cartelli «sold out» messi per finta, cachet gonfiati, e artisti che pagano di tasca propria la messa in scena del proprio successo. Ma dietro la facciata, spesso, c’è solo un grande buco. E nemmeno troppo nero.