Sara Tommasi ha conosciuto il baratro e, con fatica, ne è riemersa.
Oggi sorride con dolcezza al marito Antonio Orso, il manager che le ha teso la mano nei giorni più bui. «Mi parla e io mi sento bene», racconta. Con lui accanto ha ritrovato stabilità: dorme, mangia, si allena, lavora. E, soprattutto, vive. Divisa tra Terni e Sharm el-Sheikh, dove hanno comprato casa dopo un evento di lavoro trasformato in innamoramento per il Mar Rosso, Sara si gode una quotidianità finalmente serena. «Ci siamo trasferiti solo dopo la scomparsa di mia madre. Lei era la luce di tutto».
Oggi non assume più farmaci, ma resta vigile su sé stessa: «Antonio lo sa, se qualcosa non va ne parliamo e andiamo subito da uno specialista».
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La possibilità di adottare un figlio:
Insieme valutano anche la possibilità di adottare un figlio, consapevoli che una gravidanza sarebbe troppo rischiosa dopo un’operazione all’utero. «Siamo ancora nella fase adolescenziale del nostro amore», dice. «Ci piace uscire a prendere un gelato, andare a trovare i suoi genitori. Stiamo bene così». Il loro matrimonio risale a marzo 2021, celebrato in piena pandemia con un pranzo per sette persone nell’unico resort aperto in zona. «Lui è riuscito a far vedere agli altri chi sono davvero», spiega Sara, che per anni ha dovuto fare i conti con un pesante pregiudizio.
Oggi è lontana dalla donna che scivolò nella malattia e nel caos mediatico. Nel libro «Ricomincio da Sara», pubblicato nel 2021, ha ringraziato anche il dolore: «Ti forma. Ma bisogna imparare a valorizzare quello che si ha, altrimenti ti resta la sensazione che manchi sempre qualcosa. Io l’ho capito quando ho perso tutto». Quel «tutto» era un successo travolgente, fatto di serate in discoteca da 10.000 euro, investimenti immobiliari, servizi fotografici, calendari, autografi e fiori nei camerini. «Peccato che poi mi sia ammalata. Dopo, tutti si sono allontanati».
«Il problema è quando non accetti di avere una malattia»
Del disturbo bipolare ha parlato anche in un monologo alle «Iene»: «Il problema è quando non accetti di avere una malattia. È lì che fai errori da cui non puoi tornare indietro». Come quando ignorò le suppliche della madre, che la implorava di fermarsi e curarsi. «Se l’avessi ascoltata, mi sarei evitata tutto. Ma pensavo fosse una congiura per farmi lasciare il programma su Rete 4. Ero fuori di testa».
Tre ricoveri, l’ultimo durato sei mesi a Villa Maria Pia, a Roma.