Il podio composto da cinque uomini al Festival di Sanremo continua a far discutere.
Ad intervenire e dire la sua è stata anche Selvaggia Lucarelli, che scrive:
La polemica sulla cinquina di SOLI UOMINI in finale a Sanremo è, quest’anno, davvero sciocca e pretestuosa. La questione è puramente musicale. Le donne avevano mediamente (con poche eccezioni) canzoni più deboli e non c’erano nomi con una forza trainante come quello di Olly per le nuove generazioni. I nomi più forti come quello di Elodie avevano canzoni fiacche e questo è un fatto che non dovrebbe scomodare questioni di genere.”
“Ci sono stati anni in cui sul palco c’erano tre donne, per esempio nel 2012 quando vinse Emma grazie alla sua fanbase e con lei Arisa e Noemi al secondo e terzo posto. Lo scorso anno ha vinto Angelina, che se non sbaglio è una donna. Aggiungo che Olly è stato votato principalmente da ragazze giovani che lo amano anche per il suo modo molto sensuale di dominare il palco e dunque non scomoderei la società patriarcale. Tanto più che il secondo classificato- Lucio Corsi- dovrebbe sgombrare il campo da ogni sospetto. È arrivato secondo un artista che non è esattamente il prototipo del macho, ma un cantante romantico e ispirato che piace a un pubblico femminile che non penso lanci reggiseni sul palco.”
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Sul “caso – Giorgia”, dice:
“Il caso Giorgia non può rappresentare la prova certa della discriminazione nei confronti delle donne. Giorgia è una cantante incredibile ma da anni non ha un vero mercato, le nuove generazioni possono stimarla ma non vanno ai suoi concerti e non ascoltano la sua musica. A Sanremo non vince solo la canzone ma, spesso, viene premiato il momento professionale che si sta attraversando. E lei è in un momento molto felice, ma la sua voce meravigliosa non è una novità che stravolge la scena musicale. Infine, sulle donne in questo festival fatemi dire due cose. Rispetto ai festival di Amadeus l’ho trovato molto più avanti. Vabbè, facciamo più avanti e basta. Nessuna si è dovuta guadagnare il palco con monologhi su discriminazioni razziali, fatica di essere belle, letterine alla sé bambina. Ho visto professioniste che non dovevano legittimare la loro presenza con temi portati da casa. Ho visto Cucciari e Follesa prendersi il palco, Balti rimettere a posto il conduttore e così via. Insomma. È stato il festival della normalità, ma non del patriarcato.”
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