Erano gli anni ’90 e Ricky Martin era diventato uno degli artisti più popolari al mondo grazie ai brani “(Un, dos, tres) Maria” e “Livin’ La Vida Loca“, eppure, il cantante latino ha confessato che il suo doversi “nascondere” lo rendeva depresso e triste.
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Intervistato in un episodio di Proud Radio, ha spiegato che la tristezza provata in quel momento era dovuto al non aver fatto coming out: “Il mondo mi stava restituendo le ore che avevo messo nella musica, che avevo messo in questa carriera. Ero il re del mondo. La mia musica veniva ascoltata in tutto il mondo, al di là della lingua. Potevo dare il cinque a Dio ma non stavo vivendo pienamente. Ero triste. Ero depresso.”
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Esibirsi, per il cantante, era un modo per essere momentaneamente felice, ma dopo un po’ non ce la faceva più: “Ero in Australia e sarei dovuto andare in Sud America. Ma ho detto: non posso. Non posso farlo. Devo andare a casa. Ho bisogno di silenzio. Ho bisogno di piangere, di essere arrabbiato.”
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E Ricky ha fatto coming out con la sua famiglia e i suoi amici più stretti. Poi, nel 2010, si è sentito pronto per rivelarlo al mondo, con l’autobiografia “Me”: “L’ho scritta, ho schiacciato invia e ho pianto come un pazzo. Ma sono super felice da allora.“
Il cantante ha anche dichiarato che non è importante solamente che ci siano delle star che fanno apertamente parte della comunità LGBTQ+, che possono essere dei modelli per le persone, ma anche personaggi che sono alleati della comunità, come Bad Bunny: “Sta facendo un lavoro rivoluzionario. Saremo per sempre grati, abbiamo bisogno di loro. Gli alleati sono un’importante parte della nostra storia, lo apprezzo. Ecco perché avevo bisogno di lavorare con lui.“