Sean “Diddy” Combs è in aula a New York per il processo, che lo vede accusato per abusi sessuali, oltre che per associazione a delinquere e sfruttamento delle prostitute oltre i confini statali.
Secondo quanto emerge dalle prime testimonianze shock in tribunale il produttore e rapper costringeva le donne a partecipare a festini a base di droga, i cosiddetti “freak-off”, mentre lui li filmava. Una volta avrebbe anche calpestato la testa di una fidanzata e fatto penzolare una donna da un balcone. Si prevede che il processo durerà almeno otto settimane.
In tribunale anche i figli, tre di loro lasciano l’aula a metà processo:
Entrando in tribunale, vestito di grigio, Sean “Diddy” Combs ha sorriso alla sua famiglia seduta tra il pubblico, formando un cuore con le mani e prima di sedersi ha mandato un bacio a uno dei suoi sei figli. Tra loro c’erano le gemelle D’Lila e Jessie, la figlia Chance e i figli King e Justin oltre alla madre di Combs, Janice, che indossava occhiali da sole e aveva i capelli di un arancione brillante. Le tre ragazze però hanno lasciato l’aula nel bel mezzo del processo, quando un prostituto ha rilasciato una testimonianza con dettagli espliciti e raccapriccianti sulle presunte attività del magnate della musica.
Per decenni, il magnate della musica avrebbe gestito un'”organizzazione criminale” costruita attorno alle vittime della tratta, con una sua “cerchia ristretta” di amici, collaboratori e guardie del corpo, che avrebbe contribuito a coprire i suoi reati, come hanno dichiarato i pubblici ministeri all’apertura del processo alla Corte Federale di Manhattan.
Il pubblico ministero Emily Johnson ha affermato, che tra le testimonianze shock contro Sean “Siddy” Combs ci saranno quelle delle vittime che “vi racconteranno alcune delle esperienze più dolorose della loro vita. I giorni trascorsi nelle camere d’albergo, sotto l’effetto di droghe, vestite in costume per mettere in pratica le fantasie sessuali dell’imputato”. E ha poi detto: “Questo è Sean Combs. Per il pubblico, era Puff Daddy o Diddy, un’icona culturale, un uomo d’affari, un personaggio smisurato. Ma c’era un altro lato di lui, un lato che gestiva un’organizzazione criminale. Durante questo processo, sentirete parlare di 20 anni di crimini dell’imputato. Ma non l’ha fatto da solo, aveva una cerchia ristretta di guardie del corpo e dipendenti di alto rango che lo aiutavano a commettere crimini e a insabbiarli”.