Giù le mani da Radiofreccia: è questo il mantra che nelle scorse ore è rimbalzato sui social.
Si parla proprio del film del 1998 diretto da Luciano Ligabue, al suo esordio alla regia e ispirato ai racconti del suo primo libro (Fuori e dentro il borgo). La pellicola era divenuta una specie di inno generazionale, che aveva vinto parecchi premi tra David di Donatello, Nastri d’argento e Ciak d’oro: il racconto di una radio libera tra anni Ottanta e Novanta e dei ragazzi che l’hanno animata e si sono visti cambiare il mondo attorno.
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L’oggetto del contendere ora è che un famoso monologo affidato nel film a Freccia, il personaggio interpretato da Stefano Accorsi, è finito in un video elettorale della Lega, all’insaputa dei creatori e dei protagonisti del film.
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Il produttore di Fandango Domenico Procacci, Ligabue e Accorsi, si legge in un messaggio congiunto apparso anche sui social, “comunicano di avere formalmente diffidato, a mezzo dei loro legali, la Lega per Salvini Premier dall’utilizzo di un brano audio”. Poi continuano: “Nella loro diffida i suddetti hanno contestato la gravissima violazione dei loro diritti sul film e la spregiudicata utilizzazione dello stesso in una presentazione al pubblico che lascia anche chiaramente presumere una adesione al contenuto del messaggio, da cui invece gli stessi radicalmente si dissociano”. I diretti interessati rivendicano il “credo laico” che permea il film e che quindi non deve essere associato a un messaggio politico particolare tra l’altro senza alcuna autorizzazione e con “grave sprezzo della legge sul diritto d’autore“. La diffida chiede dunque la rimozione totale di qualsiasi elemento del film da quel contenuto.
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Si tratta di uno spot promosso proprio dalla Lega sui suoi vari canali social e che fa il verso a un’altra comunicazione diventata virale (per tutti i motivi sbagliati) durante questa campagna elettorale, quella comparativa di Letta e del Partito Democratico in cui si mettevano a confronto elementi positivi e negativi. Nel video della Lega si sente però l’audio violento dell’ex capo di gabinetto del sindaco di Roma Gualtieri, Albino Ruberti, che a inizio giugno 2022 era salito alla ribalta della cronaca per essere stato ripreso mentre urlava frasi del tutto fuori luogo (“si deve inginocchiare…vi ammazzo, ve lo giuro vi ammazzo…vi sparo”). Queste esternazioni erano state proprio messe a confronto col credo laico di Accorsi in Radiofreccia, prima di annunciare: “Accendiamo la luce dopo le tenebre del Pd“. Ora le immagini del film andranno rimosse.