
Libertà e diversità: due parole che per Ivan Cattaneo non sono mai state solo concetti, ma veri e propri manifesti di vita.
A cinquant’anni dal suo debutto, il cantautore – figura eccentrica, visionaria e sempre controcorrente della musica italiana – celebra questo importante traguardo con “Due.I”, un progetto monumentale e totalmente fisico, concepito come una scatola cinese, una matrioska artistica che racchiude musica, immagini, parole e vita.
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“Due.I” si divide in due anime: “Titanic-Orkestra” e “Un Mammifero che Canta”. La prima parte è un concept album che reinterpreta la tragedia del Titanic attraverso 24 personaggi immaginari, ognuno protagonista di un brano inedito scritto e interpretato dallo stesso Cattaneo. Tra questi, anche il singolo “Saffo-Love”, dedicato all’amore al femminile. Oltre ai due CD di inediti, il cofanetto contiene anche un DVD di videoarte con i “Tableau-Mouvants”, opere visive firmate dallo stesso artista.
Capovolgendo il volume, si entra nella seconda sezione, “Un Mammifero che Canta”, una autobiografia visionaria che attraversa mezzo secolo di musica e di vita, tra aforismi, poesie, fiabe surreali, pittura e fotografia. Ad arricchire il percorso, altri due CD: uno con 19 brani storici come “Polisex” e “Male Bello”, l’altro con i successi revival – “Zebra a Pois” e “Una Bambolina che fa no no no” – che lo hanno reso popolare presso il grande pubblico.
«Non avevo mai raccontato l’amore al femminile – spiega Ivan a TGcom24 – mi sono sempre concentrato sul mondo gay maschile, ma mi sono accorto che quello femminile è diverso: più puro, più vero. Le storie tra donne spesso durano nel tempo. Mi sembrava giusto rendergli omaggio».
Dietro “Due.I” si nasconde un lavoro imponente: «Avevo duemila racconti e aneddoti nel cassetto. La difficoltà è stata selezionarli. Alcuni finiranno in un libro, anche se rischierei qualche querela!» scherza l’artista.
Tra i ricordi più divertenti, uno con Cristiano Malgioglio: «Eravamo in treno, e lui raccontava di aver girato un video erotico con la regia di Luciano Salce. A quel punto interviene Ornella Vanoni e dice: “Sì, certo, un film di fantascienza…”».
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“La mia libertà l’ho pagata cara”
Cattaneo non ha mai nascosto la propria identità, anche quando farlo significava esporsi. «Sono stato il primo a fare coming out, ma l’ho pagata cara. In molti hanno usato la mia omosessualità contro di me. Eppure, non mi importava. Io ero così». Il suo essere libero e fuori dagli schemi lo ha reso un precursore della fluidità di genere, molto prima che diventasse un tema sociale: «Mi giudicavano per il trucco, per i vestiti… Quando le cose andavano bene, tutti mi applaudivano. Quando andavano male, davano la colpa alla mia eccentricità».
L’incontro (mancato) con Bowie
Non mancano nel racconto i grandi nomi della musica internazionale, ma non tutti i ricordi sono positivi: «David Bowie? Era uno str***o, almeno con me. L’ho incontrato due volte a Londra: la prima volta gli regalai una sciarpa, ma fece finta di dimenticarla; la seconda mi cacciò da una cena. Mi lasciò davvero deluso».
Moda, provocazione e avanguardia
Cattaneo è stato anche innovatore nel look. Indimenticabile il suo contributo alla nascita del personaggio punk-androgino di Anna Oxa al Festival di Sanremo 1978: «All’epoca in Italia non si sapeva nulla del punk. Pensai che quel look fosse perfetto per lei. Ora dice che parlo di lei per pubblicità, ma non è vero. Ci siamo rivisti dopo 33 anni… e neanche a cena è stata gentile», racconta ironico. Tra gli artisti della nuova generazione, Cattaneo cita con entusiasmo Olly, Mahmood e Marco Mengoni: «Mengoni forse è quello che mi somiglia di più, anche perché sua madre era una mia fan!». E su Rosa Chemical e i Maneskin aggiunge: «Fanno cose che io, Renato Zero e Camerini facevamo già. Ma è bello che ci sia continuità».
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Il sogno del ritorno all’Ariston resta vivo: «Mi piacerebbe tantissimo andare a Sanremo, anche solo per farmi conoscere dai più giovani. Ci ho provato, ma non è andata bene». Sulla tv invece è diretto: «Quando sei al top ti vogliono ovunque, quando non sei nel mercato ti chiamano solo per certe cose».
“Il Grande Fratello? L’ho fatto per soldi”
Con la consueta sincerità, Ivan parla anche della sua partecipazione ai reality: «Li ho fatti perché avevo bisogno di soldi, oggi per farsi ascoltare serve passare da Sanremo, i Festivalbar non esistono più. Al Grande Fratello mi sono pure innamorato di Francesco Monte. Ero non corrisposto… ho pianto. Poteva essere il mio grande amore».

