Franco Grillini, fondatore di Arcigay e Lila confessa di avere un tumore.
Nel 2014 ha ricevuto una diagnosi di mieloma multiplo, una malattia del sangue che non lascia scampo. Oggi sta meglio. «Certo, sono un fragile e un invalido. Ma vivo», dice oggi al Corriere della Sera. Il fautore della rivoluzione gentile, come si intitola il documentario Let’s Kiss a lui dedicato, spiega che sfila ancora ai pride, anche se a volte deve farlo in carrozzina. «È un tumore che colpisce le cellule architrave del sistema immunitario, quindi crea una grave immunodepressione. I primi tre anni sono stati tremendi.
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Oggi, dice, fa mille cose: «Soprattutto mi dedico a valorizzare la nostra memoria storica. Quella della comunità gay bolognese. Sto cercando una sponda istituzionale, a Roma, per digitalizzare l’immenso materiale cartaceo, ma anche vhs e altro, degli anni 80 e 70 che rischia di andare perduto. E sto lavorando al progetto di un gay museum a Bologna. Dovrebbe sorgere nel nuovo polo museale della città».
A La Repubblica, poi, Grillini ha svelato di non aver mai smesso di fare politica per poter combattere la propria battaglia per i diritti della comunità omosessuale. Comunità che, tra l’altra, sarebbe ben rappresentata in Parlamento. “Ho il gay-radar, intercetto gli altri omosessuali e a un certo punto ne avevo contati almeno 70 in Parlamento” ha raccontato il presidente onorario di Arcigay, sottolineando come tanti politici si nascondevano e avevano timore di lui. Ma non sono mancanti anche gli insulti e le offese che il fondatore di Arcigay oggi ricorda col sorriso: “Un leghista mi gridò frocio. Luigi Vascon, pensando di farmi un dispetto disse al microfono ‘Grillina, non fare la cretina’. E io: ‘Luisella, non fare la scema tu’. Risate in aula. A volte basta una battuta per cambiare il mondo”.