Filippo Sagona ha 44 anni, è di Palermo, si è ammalato di Covid ad ottobre 2020, ma soffre ancora per i sintomi del Long Covid, spesso deve anche ricorrere all’ossigeno. Filippo ha raccontato la sua situazione ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città”, condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus.
«Mi trovo da un anno alle prese con affaticamento fisico, la memoria che va e viene, a livello mentale sono in piena fase depressiva – ha affermato Filippo -. Superato il virus, dopo un anno mi ritrovo a fare una terapia ospedaliera, ossigenoterapia. Ogni giorno prendo una grande quantità di farmaci per cercare di andare avanti. A 44 anni non posso più giocare coi miei figli, fare una passeggiata. Mi definisco un fantasma. Sono un soggetto fragile, dovuto a patologie pregresse come ansia, per questo anche se tutti in famiglia hanno preso il Covid solo io sono rimasto con questi postumi».
«I medici hanno delle opinioni diverse tra di loro – prosegue –, c’è lo pneumologo che dice che dovrei camminare, un altro dice che dovrei stare fermo altrimenti peggiorerei la situazione. Io ero uno sportivo, anche a livello agonistico. Un medico mi ha dato un farmaco talmente forte che ho avuto la perdita di liquido di retina e per delle settimane ho visto grigio a un occhio. I medici mi hanno detto fin da subito che non potrò tornare come prima perché i polmoni sono danneggiati e potrò avere solo qualche piccola miglioria, ma non potrò tornare né a fare sport né a giocare con i miei figli che è la cosa che mi crea un trauma immenso. Non ho potuto neanche fare il vaccino a causa delle mie condizioni».
«Ho sentito la storia di un 40enne No Vax che è morto a causa del Covid. Premetto che io all’inizio della pandemia ero una persona che pensava: è un virus non così grave. Poi quando mi sono ammalato ho iniziato a pensare che la cosa poteva soltanto peggiorare. Oggi che è passato un anno posso dire a chiunque: se avete una persona accanto dovete vaccinarvi per loro perché ci sono soggetti fragili che se vengono contagiati rischiano la vita».