
Luce di Silvia Luzi e Luca Bellino, con Marianna Fontana e la voce di Tommaso Ragno (durata 93 minuti).
di Ulderico Grancini
Al centro del film, la vita di una donna che nutre un profondo senso di ribellione verso l’ambiente familiare e la fabbrica di guanti a Solofra, in Irpinia, dove lavora. Al di là dell’incontro con qualche parente e della compagnia di un gatto, le giornate di Marianna scorrono per gran parte del tempo a fianco delle altre operaie, stanche e deluse come lei. Uno scenario quantomai realistico, considerando che le colleghe con cui parla e si confronta non sono attrici, ma persone comuni che, ignare del film, interpretano se stesse. Un giorno, però, Marianna riesce a mandare un messaggio con il cellulare al padre detenuto e di lì a poco il suo telefono squilla. Lei non sa se la voce maschile che sente è quella del genitore, ma si aggrappa a quel rapporto che, giorno dopo giorno, le regala una specie di vita parallela, dove confessare i suoi sentimenti, le sue ansie, le sue incertezze, sognando di poter ricostruire, prima o poi, la sua famiglia, andata a pezzi.
La storia:
Una giovane donna e una voce al telefono, in un sud Italia freddo e montagnoso. Una linea sottile separa i bisogni dai desideri e l’immaginazione dalla realtà. Luce è un gioco di ruoli, è quello che sembra, ma è anche il suo contrario.
Nelle sale dal 23 gennaio.