Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof, con Soheila Golestani, Missagh Zareh, Setareh Maleki e Mahsa Rostami (durata 167 minuti).
di Ulderico Grancini
Il seme del fico sacro è un film che mette in luce le contraddizioni della società iraniana e del regime teocratico imposto con la forza dai guardiani della rivoluzione e dalla polizia segreta. Il regista, a lungo perseguitato per il suo lavoro, lo ha girato in clandestinità subito dopo essere stato rilasciato nel 2023 dalla prigione di Evin, a Teheran, dove è stata rinchiusa di recente anche la giornalista Cecilia Sala, ed è riuscito a presentarlo al Festival di Cannes dello scorso anno. Era appena scappato dal suo Paese per evitare una condanna che comprendeva la fustigazione, la confisca dei beni e il pagamento di una sanzione pecuniaria. L’accusa? Attentato alla sicurezza. Al centro del film c’è la famiglia di un magistrato, Imam, promosso a giudice istruttore a pochi giorni dalla morte di Mahsa Amini, la donna curda di 22 arrestata nel settembre del 2022 per non aver indossato correttamente il velo e deceduta poi per le percosse subite in carcere. Imam era sempre stato un magistrato rigoroso e corretto, ma la consapevolezza che il nuovo incarico lo porterà a sentenze pilotate dal regime turba la sua coscienza, mentre le proteste studentesche nelle strade creano fermento tra le sue figlie. Il padre amorevole comincia a imporre ai suoi cari regole e limiti per difendere la sua reputazione e dimostrare la sua affidabilità al sistema. Quando poi sparisce la sua pistola d’ordinanza, sospetta di moglie e figlie, in un’escalation di ira e brutalità che lo porteranno a un destino tragico. Un film bellissimo, drammatico, un thriller per la tensione che accompagna l’evolversi della vicenda. La cosa più sorprendente e sconvolgente è la trasformazione di un padre di famiglia in un mostro, senza freni e dignità, drogato dalle regole di un regime che ne ha cancellato la personalità.
La storia:
Teheran. I festeggiamenti per la promozione di Iman a giudice istruttore del Tribunale della Guardia Rivoluzionaria coincidono con il movimento di protesta popolare a seguito della morte di una giovane donna. Iman è alle prese con il peso psicologico del suo nuovo ruolo. Mentre le sue figlie, Rezvan e Sana, sono scioccate e, allo stesso tempo, elettrizzate dagli eventi, la moglie Najmeh cerca di fare del suo meglio per tenere insieme la famiglia. Quando Iman scopre che la sua pistola d’ordinanza è sparita, sospetta delle tre donne. Spaventato dal rischio di rovinare la sua reputazione e di perdere il lavoro, diventa sempre più paranoico e inizia, in casa propria, un’indagine in cui vengono oltrepassati tutti confini, uno dopo l’altro…
Nelle sale dal 20 febbraio.