Il Corriere della Sera ha raccontato la situazione della Fenice, società di Chiara Ferragni, che è piuttosto tesa perché nelle prossime due assemblee previste (quella ordinaria per approvare, in ritardo il bilancio 2023) e una straordinaria per approvare una ricapitalizzazione, si deciderà il futuro stesso della società.
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I problemi di Fenice sono tanti: la società di Chiara Ferragni – di cui fanno parte anche Paolo Barletta e Pasquale Morgese – è in perdita e i suoi ricavi sono precipitati. Le perdite ammontano a 10 milioni di euro e i ricavi del 2024 sono 7 volte inferiori a quelli precedenti al caso pandoro. A questo si aggiungono le riserve del socio Morgese (che detiene il 27,5% delle quote) sulla ricapitalizzazione della società, per l’incertezza della ripresa dei marchi della società nei prossimi 12 mesi, necessari per un eventuale rilancio.
Il bilancio 2023 – nonostante il caso Balocco – si è chiuso con ricavi buoni, intorno agli 11-12 milioni, anche se comunque in calo rispetto al picco dei 14,3 milioni del 2022. L’impatto forte è sul 2024 (d’altronde il pandoro-gate era emerso a dicembre 2023) che, secondo quanto emergerebbe dai conti parziali al 30 novembre, ha visto un crollo verticale dei ricavi. Il brand Chiara Ferragni avrebbe prodotto poco meno di 2 milioni di fatturato con perdite cumulate a circa 10 milioni.
I soci di Chiara Ferragni
La società Fenice è detenuta al 32,5% da Chiara Ferragni, al 40% da Paolo Barletta e al 27,5% da Pasquale Morgese, mentre amministratore unico è Claudio Calabi, insediatosi a novembre con l’accordo dei tre soci, dopo le dimissioni di Ferragni e Barletta. Sarà Calabi a presentare insieme al bilancio 2023 anche la situazione patrimoniale aggiornata al 30 novembre 2024, necessaria per procedere con la richiesta di un aumento di capitale da parte dei soci – che dovrebbe essere garantito anche se un socio dovesse rinunciare. Ma secondo le fonti del Corriere, il socio Morgese, sarebbe pronto non solo a opporsi alla ricapitalizzazione della società, ma anche a impugnare il bilancio in tribunale se dovesse essere approvato, a causa dell’incertezza dei prossimi mesi e della mancanza di un nuovo piano industriale. Ora la priorità sembra essere dare solidità alla società per i prossimi dodici mesi. Superati questi si potrà lavorare a un vero e proprio piano di rilancio della Fenice, la cui attività è rivolta a un pubblico molto giovane (15-28 anni).
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La situazione è infatti molto critica, nonostante i costi della Fenice siano stati tagliati in modo drastico, il numero dei dipendenti sia stato ridotto a otto (erano il doppio) e la società abbia lasciato i suoi uffici per trasferirsi nella sede della holding della Ferragni, Sisterhood.