Barbara D’Urso, oggi 68 anni, ricorda quell’immagine, simbolo di un’infanzia che si è interrotta troppo presto.
E ancora oggi, quando perde qualcosa o qualcuno di importante, «ogni volta che succede io torno alla prima perdita», a quella della madre, portata via dal morbo di Hodgkin quando lei aveva appena undici anni.
In quei quattro anni di malattia, «la prima cosa che chiedo mettendo piede a casa, nemmeno il tempo di poggiare la cartella: “Come sta mamma?”. Ero sicura che sarebbe guarita», come ha raccontato a 7 del Corriere. La quotidianità dei bambini – Barbara, la sorella Daniela e il fratellino Alessandro – si svolge tutta lì, nella stanza della madre: Natale, i giochi, le canzoni in tv. Una sera guardano insieme Un disco per l’estate, lei balla un po’ sul letto, e la nonna la ammonisce: «Stai ferma, sennò esce l’ago». «Nella mia testa c’è l’immagine di mia madre con un ago perennemente infilato nel braccio». E poi di nuovo, la porta chiusa.
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Arriva agosto, e Barbara D’Urso e i fratelli si trovavano in campagna. Una notte la zia la sveglia: bisogna tornare a Napoli, la mamma si è aggravata. Partono con lo zio, poi fanno una sosta e una telefonata, e ai bambini viene detto che la mamma «sta meglio, si può tornare indietro». «Credendo che stia bene, corro, gioco. Ho un ricordo: io sull’altalena che dico tra me e me: “Se tocco le foglie dell’albero, mamma vive per sempre”». E le tocca, ma «con un piede».
Ma intanto la mamma, Vera, è già morta. A Barbara nessuno lo dice fino a quando il padre, una volta rientrato a casa, le si avvicina e mormora: «Mamma ci ha lasciato».
Ed è allora che avviene il suo passaggio tra l’infanzia e l’età adulta. «Mentre mia madre muore, o forse è già morta, mentre c’è il funerale, a me viene il ciclo per la prima volta. Nessuno mi aveva spiegato cosa fosse. Perciò mi spavento, penso che sto per morire». E quel giorno diventa la fine dell’infanzia.
Poi il silenzio assoluto. «Nessuno a casa mia parlerà più di mamma. Mio padre si risposa, cambiamo casa. Io non ho ricordi di quell’anno, solo buio. I ricordi ricominciano nella casa nuova, ho dodici anni». Ma «non parlando della morte di mamma, non supero mai il lutto», ammette. «Emotivamente sto ancora lì, fuori dalla porta chiusa». Eppure è proprio quell’elaborazione mancata a insegnarle che il dolore non va evitato ma attraversato. «Dunque eccomi qui», dice.
Ci è arrivata dopo una nuova frattura: l’addio brusco a Mediaset, nel 2023. Barbara D’Urso non avrebbe più condotto Pomeriggio Cinque. L’ultima puntata lei l’aveva chiusa con una promessa: «Ci ritroviamo a settembre, sempre qui, col cuore». Ma a settembre lei non ci sarà. «Sono stata lasciata a casa in pochi giorni senza alcun preavviso», chiarisce oggi. E, dal giorno dopo, la solitudine. Il dettaglio che la ferisce più di tutto è il silenzio del telefono. «Fino al giorno prima ricevevo una media di duecento messaggi al giorno, li ho contati. Il giorno dopo dieci. Spariti tutti. Sono rimasti gli amici più stretti».
C’è un filo che lega la bambina che cerca sua madre e la donna adulta che si ritrova improvvisamente senza un programma, senza pubblico, senza palinsesto. «Ogni perdita mi ha riportata lì», ripete. Perché per lei «non era concepibile un mondo senza mamma».
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