È polemica per il sequel di Sex and the City, And just like that.
Carrie & co., restano al centro di un acceso dibattito. Sembrava appena archiviato l’Aidan-gate, con la richiesta di scuse da parte della produzione a John Corbett, reo di aver lasciato intendere che l’ex della protagonista sarebbe tornato (e invece no).
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Niente affatto: tutto tace solo sul fronte di una possibile stagione due e forse proprio per questo vengono alimentate le discussioni attorno al progetto. Semmai ci fosse bisogno di convincere qualcuno ad investire (di nuovo) sul quartetto – che ora è un trio, senza Samantha, esiliata a Londra – questa tattica risulterebbe davvero vincente. Anche se Casey Bloyd, Chief Content Officer di HBO, ha rivelato a Deadline che le sorti della serie sono in mano a solo due persone, Sarah Jessica Parker (Carrie) e il produttore esecutivo Michael Patrick King.
Appena arriva una critica, il cast non perde tempo e risponde immediatamente. Quando la giornalista Meghan McCain ha scritto sul Daily Mail online lo scorso dicembre che, a suo parere, la serie è troppo politicamente corretta e woke (termine usato ultimamente in accezione negativa per parlare di consapevolezza nei confronti delle tematiche sociali) si è alzato l’ennesimo scudo.
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Stavolta a prendere per prima la parola è Cynthia Nixon, interprete di Miranda: «Non sono d’accordo», ha ribadito, perché si trattava di «allontanare i personaggi dalla loro zona di comfort». E ha aggiunto: «Il pubblico conosce la serie benissimo e si crogiola nella nostalgia. Ma stavolta la serie ha saputo spingersi oltre. E credo che questo sia incredibile averlo fatto, aver intrapreso tantissime direzioni diverse e infranto barriere e scosso gli animi. E soprattutto scuotere le protagoniste. Non vogliamo vedere rilassate (sedute sugli allori, ndr.)».
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Sarah Jessica Parker ha confessato di aver visto solo due dei nuovi episodi. «Forse è troppo per te. Per le protagoniste che vivono a New York non lo è». Si riferisce probabilmente alla frase in cui la critica parlava del nuovo impiego di Carrie: «Ora interpreta la parte della donna cisgender in un podcast con conduttori più giovani. Uno di loro è queer e non binario. Perché sarebbe troppo noioso e retrogrado che fosse una donna bianca etero». E Kristin Davis (Charlotte) aggiunge: «Non conosco nessuna altra situazione in cui si sia fatto qualcosa di simile in una serie».
Nel frattempo però la stessa Candace Bushnell, autrice dei romanzi da cui è tratta la serie, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Newyorker in cui non sembra sprizzare troppa gioia per il sequel. «Sono a dir poco trasalita rispetto a moltissime decisioni prese (…). Non mi ci rivedo affatto. Carrie Bradshaw è diventata una donna bizzarra sposata a un riccone. E non è né la mia storia né quella di nessuna delle mie amiche. Anche se la TV ha una logica tutta sua».