Un fiume umano di colori, energia, musica e determinazione ha attraversato le strade di Budapest. Migliaia di persone, stimate intorno alle 200.000, hanno partecipato a un evento che ha superato ogni aspettativa, diventando una delle manifestazioni più partecipate dalla fine del regime sovietico nel 1989.
Nonostante i tentativi repressivi del governo di Viktor Orbán, tra divieti, intimidazioni e controlli serrati, la popolazione ha risposto con una presenza massiccia e pacifica. Giovani e anziani, coppie eterosessuali e famiglie arcobaleno, attivisti, parlamentari e cittadini comuni: tutti uniti per chiedere rispetto, inclusione, democrazia e diritti per ogni minoranza. Il Pride è stato una vera festa di libertà. Carri allegorici carichi di musica, striscioni, bandiere arcobaleno e simboli europei hanno colorato la città. Tra tutti, spiccava un enorme drappo lungo cento metri raffigurante la bandiera dell’Unione Europea.
I cartelli contro il premier ungherese non sono mancati, ma alcuni hanno lanciato frecciate anche a Bruxelles. Uno in particolare recitava: “Devi scegliere: difendere Orban o difendere la democrazia.” Ma l’evento è andato oltre la celebrazione dell’orgoglio LGBTQ+: è stato un atto politico forte, una sfida aperta al governo sovranista, che aveva ufficialmente vietato la manifestazione e installato lungo il percorso telecamere per il riconoscimento facciale.
Il partito di estrema destra “Mi Hazánk” aveva minacciato di bloccare il Ponte della Libertà, ma alla fine si è visto solo un piccolo gruppo di contestatori, incapace di ostacolare l’onda pacifica del corteo. Sebbene in pochi parlino apertamente di una rivoluzione imminente, molti osservatori ritengono che questo Pride sia stato un segnale forte e chiaro: la società ungherese è pronta a reagire. E con le elezioni in arrivo nel 2026, Orban – soprannominato “Viktator” dai suoi oppositori – potrebbe trovarsi ad affrontare un clima meno favorevole.
Per ora, ha evitato lo scontro diretto limitandosi a pubblicare una foto bucolica con i suoi nipotini e la scritta: “Orgoglioso di loro.” Ma il messaggio era chiaro: il Paese si sta muovendo. Il leader dell’opposizione, Peter Magyar, ha messo in guardia: “Se oggi qualcuno si farà male, la responsabilità sarà solo di Orbán.” Fortunatamente, tutto si è svolto senza incidenti.
Tuttavia, la situazione democratica in Ungheria resta preoccupante. Durante la manifestazione, la polizia ha diffuso un comunicato alquanto surreale, in cui lamentava la “scarsa collaborazione dei manifestanti” e la “confusione nel traffico pedonale e stradale”, mentre in città regnava un’atmosfera serena, tra negozi aperti e agenti poco presenti. Tra le note più curiose, due ragazzi barbuti – uno olandese, l’altro svedese – si sono distinti per le loro invettive religiose: uno con un enorme crocifisso, l’altro con una Bibbia, intenti a lanciare anatemi contro i partecipanti, più divertiti che infastiditi. La tensione alla vigilia era alta. Poco prima della partenza, una numerosa delegazione di oltre cento deputati europei e nazionali è stata trattenuta nei giardini del municipio per motivi di sicurezza. Quando finalmente si sono uniti al corteo, lo hanno fatto marciando compatti dietro il sindaco Gergely Karácsony, accolto da una vera e propria ovazione. Ironico ma tagliente, ha dichiarato: “Grazie Orban per averci spinto verso una società più tollerante.”
Beppe Sala: “Il Pride è unione. Dobbiamo cambiare in meglio il mondo. Dalle città nasce il cambiamento con l’aiuto dei sindaci” (VIDEO)
Un modo elegante per restituire il colpo. Anche l’Italia ha avuto una forte rappresentanza. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha marciato accanto alla vicepremier spagnola Yolanda Díaz, intonando un vibrante “Bella Ciao”, subito ripreso anche dai manifestanti ungheresi. “Siamo qui per difendere libertà e democrazia. Non si può vietare l’amore per legge, non si può cancellare l’identità delle persone. Il Pride è un diritto, non un crimine”, ha dichiarato Schlein. Presenti anche Carlo Calenda, leader di Azione – “Questo è il posto naturale per i liberali” – e l’europarlamentare del M5S Carolina Morace.
Il Pride di Budapest 2025 non è stato solo una marcia, ma una dichiarazione potente di resistenza e speranza, che potrebbe segnare una svolta per un Paese sempre più in bilico tra autoritarismo e desiderio di libertà.