Un’ondata d’indignazione si è scatenata in Brasile dopo che un giudice ha annullato il divieto che impedisce agli psicologi di trattare gli omosessuali con l’obiettivo di cambiare il loro orientamento sessuale. Fino ad ora il Brasile era uno dei tre paesi al mondo che dichiarava espressamente illegali queste pratiche. Ma un giudice di Brasilia, Waldemar Cláudio de Carvalho, ha accolto il ricorso di uno psicologo appartenente a un gruppo evangelico estremista e ha emesso un’ordinanza che, in pratica, rende legali le «pseudo cure gay».
Una scelta che ha immediatamente incendiato le reti sociali, riporta il quotidiano spagnolo El Pais: il magistrato è stato accusato di essere un omofobo e di considerare l’omosessualità una forma di infermità mentale. In realtà, il giudice non ha giustificato esplicitamente queste terapie né ha annullato la risoluzione del Consiglio federale di psicologia che nel marzo del 1999 ha proibito la loro pratica. Tuttavia allo stesso tempo, ha stabilito, che questa risoluzione non deve impedire ai professionisti di «promuovere studi o fornire assistenza professionale, in forma riservata, diretta a cambiare l’orientamento sessuale. Garantendo così la piena libertà sulla ricerca scientifica in materia».
Il ricorso è stato promosso da Rozangela Alves Justino, psicologo che si è autoproclamato missionario e che è stato sospeso dal registro professionale degli psicologi nel 2009 perché offriva pseudoterapie per curare l’omosessualità maschile e femminile. «Mi sento guidato da Dio per aiutare le persone omosessuali»., ha dichiarato.
Le reazioni. Il Consiglio degli Psicologi ha annunciato che impugnerà la decisione, mentre sui social si è scatenata la protesta. Online è stata anche indetta una manifestazione a San Paolo che si svolgerà venerdì prossimo: più di tremila le persone attese.Un giudice brasiliano ha approvato, con una sentenza che ha fatto molto discutere, una “terapia di conversione sessuale” per le persone gay. Il verdetto è stato emesso da un giudice federale di Brasilia, Waldemar de Carvalho.
La decisione contraddice una circolare del 1999 del Consiglio federale di psicologia brasiliano che da allora impedisce agli psicologi di offrire trattamenti di “cura” per le persone gay. Questi trattamenti infatti non hanno alcun fondamento scientifico.